La comunicazione del cane: conoscerla per comprenderlo!

Sbaglia chi crede che “gli manca solo la parola”: ce l’ha, eccome! Spesso siamo noi ad ignorare il suo linguaggio e a pretendere che lui capisca il nostro.

Per relazionarsi in modo corretto con il proprio cane occorre conoscere alcuni dei suoi più importanti segnali comunicativi, essi ci forniscono in modo inequivocabile informazioni precise circa le sue disposizioni e interazioni. La comunicazione del cane è fatta di posture come l’impettirsi o l’accucciarsi, di gesti espressi con la coda e con le orecchie, di movimenti e di rituali composti in precise coreografie, di mimiche facciali e atteggiamenti: è quindi una comunicazione che si realizza attraverso il corpo. Il cane è un animale sociale e per questo ha sviluppato un vocabolario assai complesso, la cui conoscenza è essenziale se non si vuole cadere in malintesi.

Attraverso il linguaggio del corpo, il cane ha a disposizione un ampio vocabolario di schemi comunicativi che vengono utilizzati in diverse cornici e per differenti pragmatiche (la pragmatica è la funzione della comunicazione: perché si comunica, quali obiettivi ha la comunicazione):

SEGNALI DI CALMA: servono per stemperare la problematicità di una situazione di incontro o per inaugurare un incontro formalmente corretto (per esempio il leccarsi il labbro, l’abbassare la testa, il non guardare in modo diretto, l’avvicinarsi secondo una traiettoria curvilinea);

SEGNALI DI PACIFICAZIONE: servono per far slittare l’interlocutore da una condizione conflittuale o competitiva a una condizione di minore tensione (comportamenti et- epimeletici, quali il leccarsi il naso o il mettersi a pancia all’aria, e comportamenti di invito al gioco).

SEGNALAZIONI DI CRIPTAZIONE: servono per interrompere o chiudere una comunicazione o per nascondersi agli occhi dell’interlocutore (per esempio il mettersi a fiutare o a urinare, il voltare la testa da un’altra parte).

SEGNALI DI DISPOSIZIONE: servono per informare l’altro del proprio stato posizionale rispetto al qui e ora (per esempio l’altezza della coda, la posizione delle orecchie).

SEGNALAZIONI DI INGAGGIO: servono per richiamare l’attenzione dell’interlocutore o per ingaggiarlo verso una particolare attività (per esempio l’abbaiare).

SEGNALAZIONI DI STRESS: servono per informare l’interlocutore circa il proprio stato conflittuale o di tensione rispetto a una particolare situazione (per esempio il grattarsi o lo sbadigliare).

SEGNALAZIONI DI RICHIESTA: servono per aprire una particolare cornice relazionale (richiesta di cura oppure invito al gioco) o per indicare un ente che si desidera.

SEGNALAZIONI DI ALLERTA: servono per avvisare il gruppo o l’interlocutore circa un evento che sta per accadere, per esempio l’arrivo di qualcuno o di un pericolo per il gruppo (per esempio lo sbuffo).

SEGNALAZIONI DI PRESENZA: servono per indicare la propria presenza in un particolare territorio (per esempio la marcatura).