Con il termine pet therapy (in italiano zooterapia) s’intende, generalmente, una terapia dolce, basata sull’interazione uomo-animale.

Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e psicologico-emotivo. La pet therapy non è quindi una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso. Lo scopo di queste co-terapie è quello di facilitare l’approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea.

La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e, tramite questo rapporto, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.

Nel 1953 lo psichiatra statunitense Boris Levinson scoprì, casualmente, l’azione positiva della compagnia del proprio cane su un piccolo paziente con comportamenti autistici. Lo psichiatra iniziò le prime ricerche per verificare l’efficacia terapeutica degli animali da compagnia impiegati per il recupero di persone con gravi disagi psichici. Levinson giunse alla conclusione che la presenza di un animale d’affezione favoriva un certo rilassamento, una disponibilità al dialogo e una maggiore collaborazione da parte dei pazienti.

Fu proprio lo psichiatra a coniare la definizione di pet therapy, cioè terapia per mezzo dell’animale, nel suo libro Il cane come co-terapeuta, pubblicato nel 1961. Per la prima volta Levinson enunciò teorie plausibili e verificabili che spiegavano gli effetti benefici della compagnia degli animali e che egli applicò nella cura dei suoi giovani pazienti. La pet therapy si arricchisce di ulteriori studi come quelli condotti dai coniugi Samuel e Elizabeth Corson. I due psichiatri americani adottarono le teorie di Levinson per la cura di adulti con problemi mentali e nel 1975 elaborarono la pet facilitated therapy, cioè la terapia facilitata
dall’uso degli animali da compagnia e documentarono ottimi risultati: miglioramento della capacità di comunicazione e di espressione delle emozioni.

Sempre nel 1975, due studiosi inglesi, Mugford e McComisky, applicarono la pet-therapy agli anziani e studiarono l’efficacia degli animali nel favorire le relazioni sociali tra le persone e gli attribuirono il ruolo di facilitatori sociali.Nel 1977 venne condotto uno studio da Erika Friedmann e dai suoi collaboratori e dimostrano scientificamente che il contatto con un animale familiare produce alcune modificazioni su parametri fisici come il polso e la pressione, quindi si registra una riduzione del rischio di infarto cardiaco e un abbassamento dell’ipertensione. Nel 1981 venne fondata negli Stati Uniti la Delta Society, associazione che studia l’interazione uomo-animale e gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali. La Delta Society ha anche elaborato numerosi e importanti standard per la pratica di questa terapia e per la formazione di addestratori di cani.