Le Attività Assistite con Animali consistono in interventi di tipo educativo-ricreativo e di supporto psico-relazionale, finalizzati al miglioramento della qualità di vita di varie categorie di utenti (bambini, soggetti portatori di handicap, pazienti ospedalizzati, pazienti psichiatrici, anziani, detenuti) e realizzati mediante animali in possesso di adeguate caratteristiche.

Non essendo attività con valenza di tipo terapeutico, non è necessaria una specifica prescrizione medica. Tuttavia è comunque opportuna l’indicazione da parte di un professionista del settore sanitario o educativo che abbia in carico il soggetto destinatario dell’intervento. Le A.A.A. vengono progettate dalla EPP ed effettuate dalla EO (fonte: estratto dalle Linee Guida Regionali relative agli interventi assistiti dagli animali D.G.R.V. n. 4130 del 19/12/2006 e della Legge Regionale del Veneto n. 3 del 3/01/2005).

Le Terapie Assistite con Animali sono interventi individualizzati sul paziente, utilizzati a supporto delle terapie tradizionali (e pertanto definite co-terapie), per la cura della patologia di cui egli è affetto e sono praticati mediante animali appositamente educati. Esse sono finalizzate al miglioramento di disturbi della sfera fisica, motoria, psichica, cognitiva o emotiva. Sono progettate sulla base delle indicazioni sanitarie e psico relazionali fornite dal medico e/o dallo psicologo di riferimento del paziente e prevedono precisi obiettivi ed indicatori di efficacia (fonte: Estratto dalle Linee Guida Regionali relative agli interventi assistiti dagli animali D.G.R.V. n. 4130 del 19/12/2006 e della Legge Regionale del Veneto n. 3 del 3/01/2005)L’intervento riabilitativo viene finalizzato verso quattro obiettivi: il recupero di una competenza funzionale che, per ragioni patologiche, è andata perduta;

  1. l’evocazione di una competenza che non è comparsa nel corso dello sviluppo;
  2. la necessità di porre una barriera alla regressione funzionale, cercando di modificare la storia naturale delle malattie croniche e degenerative riducendone i fattori di rischio e dominandone la progressione;
  3. la possibilità di reperire formule facilitanti alternative.

(fonte: Estratto da linee guida nazionali del Ministero Salute per le attività di riabilitazione G.U. 30 maggio 1998, n. 124).